sabato 20 giugno 2009

L'estate sta arrivando

Più precisamente domani mattina alle 5:45. E di solito il periodo estivo coincide anche con il periodo delle ferie (anche se sempre meno spesso). Vogliamo quindi in questi mesi proporre alcune letture legate a possibili mete culturali.
Visto l'interesse suscitato da questo post perchè non partire dal Giappone?
Le isole che compongono il Giappone sono viste da molti con un misto di curiosità e repulsione per una cultura così diversa dalla nostra che spesso ci fa sorridere ma che riesce anche ad inquietarci.
Partiamo dal presupposto che capire veramente la cultura giapponese per noi è impossibile (1, 2), al massimo la si può conoscere superficialmente attraverso molte letture. Noi qui vogliamo proporvene alcune che in maniera divertente cercano di fare un po' di luce.
Autostop con Buddha. Viaggio attraverso il Giappone di W. Ferguson: un abile scrittore rievoca il suo viaggio in Giappone, seguendo il fronte dei sakura. Se ne ricava un'immagine nitida e vera, ricca di inquietudini, squilibri, contraddizioni. Ma c'è anche il vivido racconto di un'esperienza fatta di incontri, di persone, di caratteri indimenticabili. L'autore mostra una speciale maestria nella rappresentazione dei tratti psicologici oltre che nella descrizione suggestiva e attenta dei paesaggi e degli stili di vita. Raramente la letteratura di viaggio ha saputo entrare così a fondo e con tanta garbata e partecipe ironia nell'intimo delle persone.
Manga, fast-food & samurai. Un Giappone tutto sbagliato di P. Carey: un padre, newyorkese d'adozione, riscopre il Giappone attraverso la curiosità del figlio dodicenne, superappassionato di manga. Fosse per Peter Carey si andrebbero a vedere solo musei, antichi opifici di spade e altre "cose tipiche". Charley invece preferisce le sale giochi, i fast food e i meganegozi di elettrodomestici. Un libro che ironizza sul gap culturale e tecnologico tra genitori e figli, tra giapponesi e resto del mondo.
Metafisica dei tubi di A. Nothomb: il libro è un'autobiografia scanzonata e irriverente dei primissimi anni di vita della scrittrice trascorsi in Giappone. La scoperta del gusto, del peccato, della potenza e della fascinazione della parola impegnano il tubo-Amélie, apparentemente inerte. In una compulsione di pensieri e metafore l'autrice consegna al Dubbio di tutti i tempi, del nostro tempo, una sola formula corrosiva che condensa irrequietezza e catarsi: "Vivere è rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell'orifizio del lavandino". Lettura da proseguire con Stupore e tremori e Nè di Eva nè di Adamo.
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